Con immenso piacere ho deciso di ospitare nel mio sito alcune persone che trattano e approfondiscono argomenti sull’Arte.
A questo scopo ho il piacere e l’onore di presentarvi una serie di studi particolari e approfonditi di Gaetano Barbella che, partendo dall’analisi di un’incisione di Dürer, ne estrae il profondo significato, non solo esoterico, del linguaggio del grande pittore tedesco. Questo è il primo studio relativo alla “Madonna con la Scimmia”.
Quaderni di Geometria düreriana:
“MADONNA CON LA SCIMMIA” LA «DONNA VESTITA DI SOLE»
di Gaetano Barbella
Il Sole della sezione aurea per illuminare una Madonna speciale
Le opere a bulino, a differenza di quelle dei dipinti, che sono uniche (ma a volte, a causa della rarità, non se ne ha più traccia) hanno il pregio di legarsi alla diffusione in numerose stampe xerigrafiche, di qui il parallelo con la procreazione umana, e di conseguenza la loro conservazione nel tempo, ovvero la loro “immortalità”.
In “Madonna con la scimmia”, il magistrale Albrecht Dürer è ardimentoso nell’affidarsi alla geometria della sezione aurea per far da scheletro, anzi per far da “spina dorsale” (definizione appropriata come vedremo) ad all’immagine emblematica dell’Apocalisse di Giovanni evangelista, la «donna vestita di sole».
Ma già si fa cupa la mente nel dover conciliare la visione di una scimmia, in questa opera, simile a un cane al guinzaglio, con una donna speciale che genera un figlio di rango «destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro» (Ap 12,5). Come si spiega?
Vale rileggere ciò che disse l’angelo a Giovanni preso da stupore nel vedere la prostituta famosa «ebbra del sangue di martiri di Gesù» (Ap 12,6):
«Perché ti meravigli? Io ti spiegherò il mistero…» (Ap 12,7) e poi aggiunse «Qui ci vuole una mente che abbia saggezza.» (Ap 12,9).
Si tratta di una condizione difficile, se non impossibile da attuare, che in alchimia corrisponde al “volatile e il fisso”. Due contrari e ne consegue una sorta di lotta allo spasimo fra di loro, come quella biblica di Giacobbe con «Dio e con gli uomini». E sappiamo che chi ne fece le spese è «l’anca» di Giacobbe (Gn 31,32), cioè il corpo fisico poiché si tratta di una contesa a livello spirituale. Di qui il passo è breve per legare il «volatile” a ciò che viene compromesso, il «fisso», ma è anche una certa “pietra d’angolo” (Salmi 118:22), ciò che però, conserva comunque la sua natura antica e animalesca, ed ecco la scimmia che ricompare, e con essa la sessualità legata al fuoco antico della procreazione. E Albrecht Dürer non manca di rilasciare il segno della suddetta natura animalesca sul ventre della “donna con la scimmia”, ricorrendo ad un’immagine nascosta, come era solito fare Leonardo di Vinci nei suoi dipinti. Si nota infatti, annodata alla vistosa cintola sul ventre, una sorta di volto di scimmia, ma se ne parlerà in seguito in modo dettagliato.
Un viaggio alle radici che precede di millenni la scoperta darwiniana della “consanguineità”. La scimmia si lega, nella pittura antica, alla sessualità perché si masturba pubblicamente – e il suo gesto è identico a quello dell’autoerotismo umano maschile – e perché le femmine esibiscono platealmente il posteriore al maschio con il fine di essere possedute. La gestualità, insita in questi atti, rinvia a qualcosa di estremamente primitivo, che la specie umana avverte ancora, comunque in sé.1
L’energia sessuale è il fuoco tellurico che, veicolato dal desiderio, spinge Uomini e Donne a riprodursi, associando l’atto generativo al desiderio di sopravvivere a se stessi.
Il fuoco tellurico imprigiona Uomini e Donne alla ruota della morte e della rinascita, affinché, con il loro sacrificio, preservino la specie dall’estinzione. La spinta sessuale produce caos fisico ed emotivo. Le sue pulsioni annebbiano la ragione e le tempeste ormonali inducono «l’innamoramento chimico»; producendo uno stato di esaltazione che, nella fisiologia animale, è chiamato “estro”.
Negli agglomerati primitivi la libera espressione delle pulsioni sessuali erano fonte di un disordine sociale che veniva gestito da gerarchie costruite sull’aggressività e la forza fisica.2
Se da un certo punto di vista la sessualità è l’espediente con cui la natura vincola i singoli ai cicli riproduttivi, dall’altro soddisfa i sensi, riduce l’aggressività, e attenua i conflitti emotivi diminuendo i livelli di stress. Ma sarebbe un errore ridurre il suo significato ai canoni del comune sentire. Mentre è notevole scoprire che la stessa energia che vincola l’umanità alla funzione generativa, può essere trasformata in potenza creativa da utilizzare nello sviluppo dell’intelletto. Infatti, subordinato ad una volontà intelligente, il caos sessuale viene organizzato in energia psichica che, a livello superiore, è anche capace di sviluppare la controparte sottile dei sensi fisici.3
Ed ecco che diventa appropriato il ricorso alla geometria della sezione aurea per dar il senso della “pietra” al bulino della “donna con la scimmia”, ossia della natura legata alla procreazione in meravigliosa armonia con il tutto. Di qui l’accostamento fantastico dei due numeri matematici 0,618… e 0,382… in un rapporto con spirali che si ripetono all’infinito e con la natura che vi si riflette senza commettere errori, se non fosse, però, per l’uomo a scompigliare ogni cosa. Ma con la “sezione aurea”, tutto s’aggiusta nel tempo, con la nascita del bambino «destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro» (Ap 12,5). E al suo scettro, in “La madonna con la scimmia”, provvede la madre con la mano destra che poggia sul dorso di un libro chiuso, segno che si lega alla parola dorsale collegandola alla spina dorsale umana e di qui un espandersi di questo significato, principalmente nel segno dell’uomo eretto, da che era curvo e scimmiesco. Ma la spina dorsale è il veicolo del midollo osseo che gli alchimisti alludono allo sperma alchemico, conduttore nel corpo, ma soprattutto nel cervello, dell’energia nervosa o Fuoco elettrico, elettricità, che è in stretta relazione con lo sviluppo della sensibilità mentale. Vedremo che Dürer ha posto il segno di questa erezione della spina dorsale con la torre sulla destra in alto. Il passo è breve per far rientrare l’opera nell’alchimia del sesso.
Per ciò che riguarda il mondo occidentale, il Caduceo Ermetico è simbolo della spina dorsale dell’Uomo e di ciò che vi accade all’interno, e il midollo osseo o sperma alchemico, è la sostanza primaria. Vi sono due serpenti che salgono dal basso intrecciandosi fino in cima, rappresentata da un paio d’ali. I due serpenti rappresentano le due energie, mascolina e femminina, della polarità umana. Queste due energie, che per i Cinesi sono Yin e Yang, s’incontrano in determinati punti formando delle ruote energetiche che gli orientali chiamano Chakras. Le ali poste alla sommità della spina dorsale, rappresentata nel Caduceo ermetico, simboleggiano la “libertà mentale” acquisita come frutto dell’evoluzione della coscienza dell’Iniziato.4
Ma la chiave di volta per capire che con il bulino “La Madonna e la scimmia”, Albrecht Dürer ha inteso raffigurare la “donna vestita di sole”, è nelle due cose nelle mani del bambino. Con la sinistra stringe le zampe di un uccello, ma non si capisce cosa stringa con la destra che sembra essere un piccolo fantoccio. È un mistero che presto si dissolve concependo l’idea che si tratta di un modo brillante di rappresentare i «due Testimoni vestiti di sacco» (Ap 11,3) dell’Apocalisse di Giovanni.
L’uccello coglie il lato spirituale della natura dei due Testimoni, mentre l’altra cosa in mano al bambino non può essere che una sorta di finzione rappresentativa del loro “sacco”. Simbolo, questo della natura scimmiesca umana legata al sesso. Ed è fondamentale il ruolo del sesso, fonte del Fuoco interiore umano, per dar eccezionale forza al bambino quando crescerà per poi dominare, «destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro».5
E di conseguenza si capisce anche chi impersonano i due Testimoni, ossia il famoso Cavaliere dell’Apocalisse. « Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; colui che lo cavalcava si chiamava “Fedele” e “Verace”: egli giudica e combatte con giustizia.
I suoi occhi sono come una fiamma di fuoco, ha sul suo capo molti diademi; porta scritto un nome che nessuno conosce all’infuori di lui. È avvolto in un mantello intriso di sangue e il suo nome è Verbo di Dio. Gli eserciti del cielo lo seguono su cavalli bianchi, vestiti di lino bianco e puro. Dalla bocca gli esce una spada affilata per colpire con essa le genti. Egli le governerà con scettro di ferro e pigerà nel tino il vino dell’ira furiosa del Dio onnipotente. Un nome porta scritto sul mantello e sul femore: Re dei re e Signore dei signori. » (Ap 19,11-16)
L’algoritmo düreriano della sezione aurea
Albrecht Dürer si sforza di mostrare, attraverso l’aureola della “Madonna con la scimmia”, la via lungo la quale il visitatore della sua opera d’arte, incontra vari “personaggi” che indicheranno via via la strada da seguire. Per questo si adopera con essi, simili a cartelli indicatori posti lungo una strada che essi indicano, a cominciare dalla suddetta aureola che poi sarà adornata dalle 12 stelle che illumineranno il volto della «donna vestita di sole» dell’Apocalisse. Questa strada oggi la potremmo chiamare algoritmo che però non si risolve per via numerica, ma per via geometrica.
Un algoritmo è una strategia che serve per risolvere un problema ed è costituito da una sequenza finita di operazioni (dette anche istruzioni), e consente di risolvere tutti i quesiti di una stessa classe. Dürer, da buon matematico, doveva conoscere l’algoritmo e ha pensato di tradurlo in modo geometrico, sostituendo le suddette istruzioni con capisaldi abilmente riposti nell’immagine, in questo caso del bulino della “Madonna con la scimmia” come farò vedere di seguito con l’illustr. 2.
Il termine algoritmo deriva dalla trascrizione latina (algorithmus) del nome del matematico persiano al-Khwarizmi, vissuto nel IX secolo d.C., che è considerato uno dei primi autori ad aver fatto riferimento a questo concetto scrivendo il libro Regole di ripristino e riduzione.
Elencherò ora le varie “istruzioni” dell’algoritmo geometrico che daranno luogo allo sviluppo del disegno geometrico che Albrecht Dürer ha tracciato come soppalco strutturale, su cui poi ha disegnato l’immagine che poi traduce nel bulino della “Madonna con la scimmia”.
1) Individuato il centro O dell’aureola della Madonna si tracciano gli assi cartesiani xx e yy passanti per esso.
2) Si dà inizio alla tracciatura di un supposto rettangolo proporzionato secondo il rapporto aureo iniziando dal punto O.
3) Si traccia il primo lato OA unendo O con A il centro del gancio a cui è legata la scimmia.
4) Si traccia il secondo lato AB ad angolo retto con OA, unendo A con l’intersezione B con il trattino superiore del logo di Abrecht Dürer (la lettera A del suo nome).
5) Si traccia il terzo lato BC ad angolo retto con AB, unendo B con C, il punto di intersezione con il limite del quadro.
6) Si traccia il quarto lato CA ad angolo retto con BC, unendo C con A e riscontriamo che si chiude perfettamente il rettangolo OABC.
7) Si da inizio ora alla verifica che il rettangolo OABC è effettivamente aureo come supposto in partenza.
8) Puntando il compasso in O si traccia un tratto di circonferenza di raggio OC fino a intersecare il lato OA nel punto D e poi si traccia il segmento OE , tale da formare il quadrato OCED.
9) Si traccia la mezzeria di questo quadrato con il segmento FG, poi puntando il compasso in F si traccia un tratto di circonferenza iniziando da C e si riscontra che essa coincide perfettamente con il punto A del gancio della scimmia: è la prova che il rettangolo OABC è aureo.
10) Restano ora da tracciare gli assi radiale dell’aureola della Madonna per individuare il centro delle dodici stelle che la illuminano, come descritto dall’Apocalisse di Giovanni.
11) Preliminarmente si utilizza la circonferenza di arco AE, relativo al § 10, e la si completa, poi si tracciano gli assi x’x’ e y’y’ con centro in F. Si traccia ora la linea verticale passante per il limite del paletto in basso, fino ad intersecare l’asse x’x’ nel punto I. Unendo poi I col centro O dell’aureola e proseguendo, si ha il primo raggio radiale ricercato.
12) Il secondo raggio radiale è costituito dal lato OA del rettangolo aureo che va proseguito per formare il raggio opposto.
13) Il terzo raggio radiale è l’asse yy.
14) Il quarto raggio radiale è determinato dalla linea OH confermato dall’asse verticale y”y” passante per il fabbricato che dà l’idea di un granaio, un segno che si intona con il tema della sezione aurea.
15) Il quinto raggio radiale incognito è costituito dal lato OC del solito rettangolo aureo OABC, che, naturalmente, va proseguito per formare il raggio opposto. E abbiamo così tutti i raggi per disegnare su ognuno di essi la stella.
16) Resta un piccolo gioiellino del perfezionista Albrect Dürer, col concentrare nel suo logo il rapporto aureo, in stretto legame con la struttura geometrica analoga che fa capo al centro dell’aureola irradiata dalle dodici stelle. Riporto nell’illustr. 3 lo sviluppo del particolare del logo che ho tratto dall’illustr. 2.
Notare la geometria della sezione aurea del logo, in relazione con la coda della scimmia. Come far capire che è qui l’origine del Tutto del messaggio di Albrecht Dürer.
17) Se nella coda della scimmia risiede ogni cosa del messaggio düreriano della “Madonna con la scimmia”, è lecito convalidare l’ipotesi che nel suo ventre si risolve il mistero della nascita del bambino «destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro» (Ap 12,5). Giusta perciò anche l’ipotesi dell’immagine nascosta sul ventre di Lei del volto della scimmia, per giunta ritratta “incappucciata”, il segno del «sacco» dei «due Testimoni» dell’Apocalisse di Giovanni.
Un percorso a ritroso per rivedere nella «Madonna» una «Damigella innamorata di un Lanzichenecco»
Nell’Apocalisse di Giovanni, i vari interpreti sorgono d’incanto e non si parla della loro origine, per esempio nella «donna vestita di sole» che Albrecht Dürer ha rappresentato nel bulino “La Madonna con la scimmia”, appena finito di descrivere ed entrare nei più minuziosi meandri celati dalla sua geometria della sezione aurea.
Nell’ambito religioso si comprende che non c’è bisogno di svelare il mistero di questa luminosa «donna», un fatto che rientra nel mondo dei religiosi, poiché è stata continuamente legata al mistero della madre di Gesù. Ma negli ambienti esoterici del ‘500 circolavano strane storie – questo si sa – sorte per bocca di veggenti a cui Albrecht Dürer attingeva a piene mani per tradurle poi in immagini nelle numerosi incisioni e anche dipinti, salvo che anche lui poteva possedere questa dote visiva. E tutto rimarrebbe comunque velato nel mistero se non fosse per un chiaroveggente contemporaneo, il noto esoterista e teosofo austriaco Rudolf Steiner (1861-1925), che con l’Antroposofia fondata da lui, ha postulato l’esistenza di un mondo spirituale, che sarebbe intellettualmente comprensibile e accessibile a un’esperienza diretta per mezzo di crescita e sviluppo interiore. Essa si propone l’investigazione e descrizione di questi fenomeni spirituali per mezzo di un'”osservazione animica”, descritta da Steiner nella sua opera principale (La filosofia della libertà) e considerata un’espansione del metodo scientifico a oggetti non immediatamente sensibili. Il ruolo centrale della cosiddetta “osservazione animica secondo il metodo delle scienze naturali” fu sottolineato da Steiner, che scrisse: «la mia filosofia della libertà è la base epistemologica per la scienza spirituale orientata in senso antroposofico a cui mi rifaccio»6.
A dare rinforzo alle suddette concezioni di Steiner, ottenute per via ultrafanica (luce dell’al di là), non manca però di lasciare spazio alle stesse rivelazioni di Giovanni nella sua Apocalisse, attraverso quel che egli dice nel capitolo 12 e che inizia con l’apparizione della la «donna vestita di sole» (Ap 12, 1), leggiamolo insieme:
“Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni. ” (Ap 12,1:6)
Fermiamoci qui per ora e poniamoci la domanda del perché « il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato » e facciamo uno sforzo di memoria. Non ricorda forse Saturno dei Romani del mito, o Crono del mito dei greci, che divora i suoi figli? Secondo la cosmogonia greca, Crono, essendogli stato profetizzato che uno dei suoi figli lo avrebbe soppiantato e privato del potere, iniziò a divorarli a uno a uno. La moglie Rea riuscì a porre in salvo solo Zeus, il sestogenito, che mise provvidenzialmente al sicuro nell’isola di Creta. Qui Zeus crebbe, nutrito dalla ninfa Adrastea con il latte della capra Amaltea, e diventato adulto affrontò il padre, lo obbligò a restituire i figli ingoiati e lo spodestò dal trono, diventando il signore supremo di tutti gli dei.
Come si vede le due storie sembrano coincidere sostituendo il « cielo » della citazione dell’Apocalisse, dove il figlio è posto in salvo, con l’isola di Creta il cui nome ha dei significati etimonologici che tanto vi si associano, vediamoli:
Creta veniva denominata Keftiu dagli antichi Egizi, ma era anche conosciuta anche con il vecchio nome biblico che in ebraico era scritto come segue: “Kaftor” o “Caphtor“. Gli arabi invece denominavano questa zona come Kerith.
In Europa invece l’isola veniva spesso denominata come Candia, che poi è anche il nome della città capitale dell’isola. Solo in seguito alla conquista dell’isola da parte dei turchi il nome viene variato in ‘Kriti’, che poi è l’esatta traduzione in greco del nome Creta. La parola greca Kriti (Kri-ti) significa proprio “creazione“. E con questa definizione ci vuole poco ad accostarla la « cielo » dell’Apocalisse da cui il Creatore organizza la creazione della Terra. Ma non basta perché è una possibile interpretazione propria dell’isola, poiché considerata come la culla dove è nata l’odierna civiltà occidentale.
Tanto più che Creta nel corso dei secoli ha avuto in realtà numerose denominazioni. Eccole di seguito elencate:
1) Aeria (Αερία): questo nome deriverebbe dal clima mite e favorevole dell’isola.
2) Chthonia (Χθονία): In passato l’isola era ricoperta da foreste molto fitte e anche spaventose. Da qui deriva il nome Chthonia, la cui corruzione dà poi anche il nome alla seconda più grande città dell’isola.
3) Telchinia (Τελχινία): I Telchines erano coloro che erano in grado di lavorare i metalli. Poiché i cretesi erano bravissimi a lavorare i metalli, ricevettero quindi questo nome.
4) Idaean (Ιδαία): Idaean significa “ricco di boschi”, dunque sarebbe in accordo con il nome di Chthonia. Purtroppo di queste foreste resta oggi ben poco a causa del forte sfruttamento fatto dalla civiltà minoica che commerciava il legno.
5) Makaria (Μακαρία): Significa isola di Makares o uomini felici.
6) Kouritis (Κουρήτις): Kouretis deriva da Kouros o giovani uomini di Creta.
7) Kaftor (Κάφτορ): un nome biblico, talvolta si trova anche Kaptara e Keftiou.
8) Kreta (Κρήτη): L’attuale nome dell’isola.7
Come si riscontra Creta raccoglie in sé l’espressione di tutta la creazione della nostra Terra come voleva il Creatore Iddio. Ma approfondendo ancora di più il significato del nome Creta è ben chiaro che esso proviene dalla presenza di una grandissima quantità di creta (roccia sedimentaria). E poi vale sapere che l’argilla per assorbimento d’acqua forma una massa plastica facilmente lavorabile e in grado di mantenere la forma anche dopo essiccamento, materiale con cui gli abitanti costruivano utensili e vasi.8
Ma nella Bibbia (Genesi 1-5) la creazione dell’uomo è così narrata in due racconti. Nel primo essa avviene il sesto giorno, mediante la seguente deliberazione: « facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza » (Ap 1,26). Nel secondo racconto « Dio formò l’uomo dal fango della terra, gli insufflò nelle narici un alito di vita e l’uomo divenne anima vivente » (Ap 2,7). E il cerchio si chiude per legare il racconto biblico a Zeus il figlio di Saturno, al figlio della « donna vestita di sole » dell’Apocalisse di Giovanni.
È stata lunga la teoria su di lui ma è valsa la pena approfondirla, ed è stato il passo per legare Crono o Saturno e con lui Zeus (o Giove), il figlio che lo spodesta, con gli avvenimenti profetici dell’Apocalisse in cui essi si rintracciano nella « bestia » e il figlio della « donna vestita di sole », « destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro » che alla fine « fu catturata » (Ap 19, 20). Tuttavia tutte queste considerazioni non traspaiono nella xerigrafia “La madonna con la scimmia“.
E poi cosa c’entra con il tema in proposito quasi giunto alla fine, sulla “Damigella sul cavallo e il Lanzichenecco” di una seconda xerigrafia annunciata dal titolo di questo capitolo?
Si tratta di un’altra interessante xerigrafia di Albrecht Dürer nella quale ho intravisto un velato legame con “La madonna con la scimmia” da ritenere « la donna vestita di sole » dell’Apocalisse. Naturalmente rimando alla lettura di del saggio ” La Damigella sul cavallo e il Lanzichenecco” che ho scritto, la spiegazione che vi riguarda (ma è ancora inedito), ora vale capire com’è che le due “Madonne” sono la stessa persona. Ma non è difficile prenderne atto con la prova dello specchio, cioè mettendo a confronto le due xerigrafie che vi riguardano.
Infatti osservando le due immagini delle illustr.ni 5 e 6 è il volto del bambino che colpisce. I suoi lineamenti marcati sono insoliti per essi, in particolare la foggia del naso decisamente somigliante al naso del lanzichenecco. Anche la Madonna, ma in modo vago si presta alla somiglianza con la Damigella, perlomeno tramite il naso leggermente arcuato e appuntito.
A completare il raffronto c’è pure la barchetta in lontananza.
© Gaetano Barbella – Brescia, 16 settembre 2021
Crediti:
1 https://www.stilearte.it/tag/significato-incisione-durer-madonna-con-la-scimmia/
2 Tutto è energia. Anche la materia solida è energia, solo tanto lenta da sembrare immobile. Eppure anche la materia si muove e si modifica. La sua lentezza è data dalla frequenza, cioè, dalla velocità con cui oscillano (vibrazione) le molecole. Qualunque sia l’apparenza, l’energia è la stessa che si trasforma nei diversi aspetti. Da quelli inconcepibilmente sottili ai più pesanti.
3 http://www.esonet.it/News-file-article-sid-479.html
4 http://magiadonna.it/alchimia-dellenergia-sessuale/
5 Gli Alchimisti hanno sempre dato importanza al FERRO. Analizziamo le sue proprietà fondamentali: è il solo elemento da cui non si può estrarre alcuna Energia, né attraverso la fissione, né per fusione. Come si usa dire. è il punto zero della “Curva della mancanza di massa”. State attenti a quel che stiamo per scrivere: ciò per noi significa la possibilità di estrarre energia da elementi più leggeri del ferro addizionandoli per fusione, così funziona il sole… e la bomba ad idrogeno, ma noi possiamo trarre energia da elementi anche più pesanti del ferro attraverso le loro scomposizione per fissione ed avremo una pila ad uranio o una bomba H. Per noi alchimisti il ferro è una leva degli Universi. Un Compagno d’Arte tedesco, rompendo il silenzio philosophale prima di noi, scrisse: “Il ferro è portatore del Mistero del magnetismo e del Mistero del Sangue”. [https://www.collegio-brixia.com/alchimia-moderna]
6 https://it.wikipedia.org/wiki/Rudolf_Steiner
7 https://viaggioincoppia.com/perche-creta-si-chiama-cosi/
8 https://it.wikipedia.org/wiki/Creta
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