9 Settembre 2019

IL MOBILE NAPOLETANO nella storia e nell’arredamento


Autore Giusy Baffi

Edizione Fioranna edizione 2011

Illustrato 195 pagine

Un excursus sugli arredi napoletani dal 1730 al 1830, con inseriti approfondimenti con brevi schede analitiche sui marmi utilizzati corredati da foto, elenco dei legni maggiormente utilizzati nell’ebanisteria, breve biografia dei maggiori artefici menzionati e tabella comparativa delle epoche e degli stili europei.

INTRODUZIONE

Napoli da sempre è stata un crocevia dal moto perpetuo di persone, merci, navi, anime: ghiotta terra di conquista.

Napoli e il suo mare azzurro, vegliata o forse dominata dal suo Vesuvio.

Napoli che, come fosse acqua, si adatta ad ogni dominazione senza perdere la propria più intima essenza, la propria napoletanità, della quale troviamo importante conferma anche nell’arte. Basta lanciare un’occhiata furtiva al di là dell’apparenza, andare oltre, far scivolare lo sguardo all’interno dei suoi palazzi, ora trascurati, quasi a sembrare dimenticati, per scoprire capolavori nascosti. La Napoli spagnola, barocca, con tutte le sue volute, i suoi putti, le sue cascate di fiori, foglie, fiori, frutta e bacche, cascate così grondanti da sembrare quasi un miracolo che possano rimanere lì, appese senza crollare.

La città di Napoli, quasi una leggenda che da un’altra leggenda nasce: la storia di Parthenope. Anzi, a ben guardare, le leggende sono più d’una.

Una di queste narra che Parthenope fosse una Sirena e come tale di natura divina, ma non immortale. Il suo potere era quello dell’incantatrice e le venne perciò affidato il compito di sedurre Ulisse, insieme alle altre Sirene, dagli scogli Sirenusse, ora scogli Li Galli, davanti a Positano. L’incantamento doveva avvenire sia con il canto che attraverso la promessa di rivelargli il segreto della Conoscenza. Ulisse si fece legare alla nave per non cedere e Parthenope, fallendo, si uccise precipitando dagli scogli,  venendo ritrovata da alcuni pescatori tra gli scogli di Megàride.

Una seconda leggenda narra come tale Parthenope, vergine greca, innamoratasi di Cimone contro il volere paterno, fuggisse con lui approdando nel golfo di Napoli.

Al loro arrivo, la natura cominciò a produrre una florida vegetazione: la cosa non passò inosservata ai popoli confinanti. Diverse genti raggiunsero allora questa terra tanto fertile,  fondando una nuova città: Napoli.

Ma più di tutto sono esplicative le parole che Matilde Serao scrisse nel suo libro Leggende napoletane del 1881:

Tutto è luce vivida, tutto è intensità di colore, ogni cosa si condensa; pare che si debban spaccar le pietre, che le case debbano sbuzzar fuori, che le colline vogliano slanciarsi al cielo, che il mare voglia cangiarsi in metallo liquefatto e che la montagna voglia eruttare lave di fuoco – e tutto rimane immobile, tetro e grave. È per l’amore: voi certamente sapete che tutte le cose in Napoli, dalle pietre al cielo, sono innamorate.

E Napoli è stata creata dall’amore.

Il mobile napoletano: le pagine che seguono vogliono essere un facile excursus storico e stilistico.

Il periodo preso in considerazione non è lungo, dato che spazia approssimativamente dal 1730 al 1830: è però un periodo intensamente rappresentativo dell’evoluzione dello stile dei mobili partenopei.

Sono stati presi in considerazione non tanto gli arredi sommi ed unici, ampiamente descritti e illustrati da studiosi del calibro di Alvar Gonzales-Palacios ed Enrico Colle, visibili visitando le varie regge e musei partenopei, bensì tutti quei mobili che sono presenti nelle case, nelle mostre d’antiquariato, nelle botteghe antiquarie: arredi più semplici, ma non per questo di minore interesse storico e stilistico.

Obiettivo di questo lavoro è la realizzazione di una piccola guida di facile ed immediata interpretazione, al fine di rendere riconoscibili, illustrandone i dettagli, i mobili napoletani rispetto agli altri, contemporanei, delle diverse regioni italiane.

Il Lettore verrà accompagnato, attraverso note storiche e tecniche, con l’aiuto dell’apparato iconografico, in larga parte inedito, a prendere in considerazione come i periodi storici e le influenze delle dominazioni succedutesi nel corso degli anni abbiano portato a mutare significativamente lo stile, modificando ed elaborando proporzioni, linee, forme e particolari, pur conferendogli caratteristiche inconfondibili per lo sguardo dell’esperto.

Dove possibile, sono stati segnalati anche alcuni artefici, fossero essi ebanisti, pittori, intagliatori o decoratori attivi in città nel periodo preso in considerazione.

Si è cercato, inoltre, di offrire una rassegna dei marmi più utilizzati a Napoli nel periodo in esame: il Lettore la troverà in appendice.

 

http://www.giornale-infolio.it/it/rubriche/libri/libro-sui-mobili-antichi-presentato-da-giusy-baffi.html

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