Aldo Stefanni è un affermato fotografo professionista milanese. Si è applicato in vari campi della fotografia, ma è in quella di ritratto che esprime appieno il suo estro artistico. La figura umana che considera l’eccellenza della fotografia, è trattata con estremo rispetto pur nella ampiezza degli stili creativi adottati.
Visitando lo stand di un famoso gallerista internazionale durante un’importante mostra milanese d’antiquariato, vengo attratta, posizionata in mezzo ad importanti opere contemporanee, da una sola, unica foto presente. Il soggetto è una natura morta, stampata in una scala di grigi, se non ci fosse stata la didascalia, sarebbe sembrato un meraviglioso disegno. Trattandosi dell’inaugurazione della mostra, mi viene presentato il fotografo Aldo Stefanni, autore della fotografia, che mi spiega la procedura della stampa, rigorosamente fatta a mano da lui utilizzando antiche tecniche. In pratica, come poi verrò a sapere, si tratta di un pezzo unico.
Aldo Stefanni, nato a Milano nel 1957, si dedica alla fotografia fin da giovanissimo e dal 1992 lavora come fotografo professionista, specializzato in particolar modo nella fotografia di opere d’arte, di architettura ed industriale, sia occupandosi di cataloghi che collaborando con studi d’architettura impegnati con le sovrintendenze ai Beni Culturali, che nel mondo della moda. La sua passione è il ritratto e la nude art, intesa come ricerca artistica, nella quale la macchina fotografica è il mezzo per esprimere il proprio essere.
Ha esposto in numerosissime mostre nazionali ed internazionali.
Da qualche anno sta realizzando un progetto molto particolare di fotografia erotica che trae le sue profonde radici dagli Shunga giapponesi. Il suo lavoro, dal titolo “Makura-E”, è basato sulla concezione orientale dell’erotismo più raffinato in cui, contrariamente a quanto avviene in occidente dove spesso il confine tra erotismo e volgarità è estremamente labile, tutto è naturale poiché l’erotismo fa parte della vita e dell’arte.
I grandi pittori giapponesi, come Hokusai e Utamaro, non avevano nessun problema nel dipingere gli shunga perché per loro, dipingere un’onda piuttosto che un albero o uno shunga era esattamente la stessa cosa, a dimostrazione che l’amore, anche nella sua massima sensualità, assurge ad una sorta di sacralità concepita come un tutt’uno che abbraccia perfettamente il concetto orientale di vita.
Nel 2009 a Palazzo Reale di Milano è stata allestita una splendida mostra sullo Shunga.
Il termine shunga significa “pittura della primavera”, un modo delicato e poetico per definire l’atto sessuale. Sono stampe erotiche risalenti fino al 1600, dipinte su su seta e spesso in piccolo formato, raramente in rotoli. Gli shunga erano riservati principalmente agli ambienti di corte, ai samurai e destinati anche all’istruzione erotica delle future spose.
Gli shunga avevano anche una chiara funzione apotropaica nel suo significato più profondo: erotismo uguale a vita, guerra uguale a morte; per questo motivo venivano sempre posti arrotolati nella casse dei samurai quando andavano in guerra, praticamente una sorta di porta-fortuna dell’epoca. Negli shunga, oltre all’erotismo esiste una profonda ricerca pittorica degli abiti, dei tessuti e degli ambienti, in un profondo percorso tanto creativo quanto estetico.
Da qui nasce l’idea di Aldo di sviluppare il progetto, ancora in continuo divenire, dal titolo Makura-E, termine giapponese che significa “le immagini del cuscino”, immagini “licenziose” che venivano poste sotto il cuscino, licenziose per noi, perché per i giapponesi sono immagini naturali che fanno parte della vita stessa.
Makura-E riguarda principalmente temi dedicati alla nude art vista sotto diverse tipologie creative ed espressive passando anche dai filoni occidentali come il gotico, il fetish, il pin up, in una continua ricerca estetica dove il soggetto si propone in libertà, senza tabù o costrizioni, con il coraggio di rappresentare se stesso utilizzando il messaggio espresso dalla gestualità del proprio corpo. Il fotografo, in concerto con la modella, sviluppa un tema nel quale la modella interagisce, libera di muoversi sul set, dando vita ad una creatività personale nel pieno rispetto della persona, in un’armonia di forme e colori. Il back stage è altrettanto complesso: dal make up creativo ai costumi, all’allestimento dell’ambientazione, frutto di una ricerca minuziosa anche nei minimi dettagli. Il tutto realizzato con eleganza, perché lo shunga stesso è eleganza.
Ogni fotografia di Makura-E viene stampata personalmente da Aldo, utilizzando antiche tecniche di stampa artigianali e personalizzate molto particolari, realizzate in tecnica mista (fotografia, grafica e pittura) con il risultato che ogni fotografia diventa, come gli shunga, un pezzo irripetibile, in modo da offrire al collezionista un pezzo unico e firmato a mano, perché è a questo pubblico raffinato che la creatività di Aldo si rivolge con successo.
Di sé stesso Aldo dice: “Nella vita sono fotografo professionista e mi sono specializzato nel campo della riproduzione di opere d’arte perché ciò mi permette di entrare in contatto con gli artisti attuali e quelli dei secoli precedenti.”
Aggiunge anche: “Da loro ho appreso il gusto di cogliere le espressioni visive della luce e mi affascina riprendere ciò che essa crea con la plasticità del corpo umano ma anche i giochi che scaturiscono quando cade sulla natura e sulle architetture umane. Mi piace leggere le poesie e i testi filosofici e le mie opere sono un commento visivo alle suggestioni che esse creano in me. Ritengo che la fotografia sia un mezzo potente per guardare dentro il mondo e dentro me stesso per comprendere e comprendermi meglio.”
Il progetto Makura-E di Aldo Stefanni
[NdR]: Le fotografie sono riportate escludendo le parti esplicite del corpo della modella
Fotografie di Aldo Stefanni ©All rights reserved – Alcune foto sono state reperite, a titolo esplicativo, in rete e possono essere soggette a copyright. L’uso delle immagini è esclusivamente a scopo divulgativo. L’intento di questo blog è solo didattico e informativo.
©Giusy Baffi 2019 (pubblicato su www.artevitae.it – 21 settembre 2017)
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