Nell’immaginario collettivo è definita “arte povera”. Ma la realtà è completamente diversa. E questa arte proprio “povera” non è.
Nel variegato mondo dei mobili e degli oggetti antichi laccati e dipinti del XVIII secolo, c’è una piccola umile parte di mobili e oggetti (scatoline, piccole cornici, vassoi, guantiere ecc.) che non sono né pomposamente laccati “all’orientale” né tanto meno finemente dipinti: sono i mobili e gli oggetti realizzati in “lacca contrafacta” o più comunemente definita “arte povera” o “lacca povera”, dove la parola “povera” sta a ricordare la minor spesa sostenuta nell’esecuzione della decorazione del pezzo di arredo. Questo avvenne quando gli artigiani veneziani, maestri nell’arte del mobile dipinto e laccato, decisero di utilizzare una tecnica più economica.
La decorazione veniva realizzata incollando al mobile o all’oggetto finito, di solito in legno non pregiato (abete, pioppo, cirmolo) precedentemente trattato con un fondo a tempera o a lacca, delle stampe opportunamente ritagliate – la cui carta doveva essere sottile e morbida per aderire completamente alla forma dell’ oggetto e resistente per ben assorbire la colla – che venivano colorate e poi protette con diverse mani di sandracca, una resina naturale trasparente.
Ma la storia ha inizio molto tempo prima: già nel XII secolo i contadini cinesi creavano ritagli di carta a colori vivaci per decorare finestre, lanterne, scatoline e altri piccoli oggetti. Si pensa che i Cinesi abbiano a loro volta ereditato questa tecnica abilissima dai nomadi della Siberia dove nelle loro tombe , qualcuna datata parecchi anni prima di Cristo, vennero trovati alcuni oggetti decorati con ritagli di tessuto.
Alla fine del 1600 in Europa, complici le importazioni dalla Cina e dal Giappone della Compagnia delle Indie, impazzò la moda “all’orientale” con sempre maggiori richieste. Ma l’incremento della domanda europea e l’alto costo degli arredi dipinti e laccati eseguiti dai “depentori” veneziani fecero in modo che iniziò a Venezia, ma non solo, la produzione cartacea di imitazione in grado di proporsi come alternativa ai lussuosi originali creando oggetti e arredi in “arte povera”.
I soggetti erano generalmente sia del genere orientaleggiante con cinesini e paesaggi orientali, che di sapore locale con raffigurazioni dei mesi dell’anno, scene pastorali, scene romantiche e galanti, frutta, rametti di fiori, soldati, vasi, animali, resoconti immaginari di viaggi in terre esotiche, il tutto in una sorta di linguaggio figurativo e decorativo comune in tutta Europa.
In Italia i maestri dell’ “arte povera”, o “lacca contrafacta” furono i veneziani che, in pieno settecento, fecero ampio uso delle stampe e calcografie dei Remondini di Bassano, nonché delle stampe dei grandi incisori veneti quali M. Ricci, G. Zais, J. Amigoni.
Oltre al Veneto, anche le Marche e il Piemonte laccarono in “arte povera” e, mentre le Marche subirono l’influenza veneta, il Piemonte, nonostante ci fosse una scuola di laccatori veneziani, subì l’influenza del gusto francese; questa tecnica ebbe infatti un tale successo che nel XVIII sec. si diffuse in Francia contagiando esperti e dilettanti.
Una testimonianza dell’epoca racconta: “…Siamo tutti in preda ad una nuova passione…A questo passatempo si dedicano con pari entusiasmo signore di ceto basso o di alto rango”.
Furono proprio i francesi a coniare il termine decoupage (da “découper” che significa ritagliare), diventato di moda già nella prima metà del XVIII secolo anche per merito dell’attività di pittori e incisori “à chinoiserie” come Jean Pillement e François Boucher.
Più avanti, persino la Regina Maria Antonietta e tutti i membri della sua corte praticarono questa forma d’arte, anzi i francesi arrivarono a una tal frenetica passione che a un certo punto non esitarono a tagliare quadri di grande valore perché, contrariamente ai veneziani che utilizzavano solo le incisioni stampate allo scopo, preferivano usare quadri esistenti senza preoccuparsi del valore intrinseco del dipinto o del nome dell’artista; opere di Watteau, Fragonard, Redoute furono così miseramente ridotte a piccoli ritagli.
Caratteristica comune a tutti gli oggetti così decorati è la totale mancanza di piani prospettici, e, come cita il Morazzoni, le decorazioni risentono forse di una eccessiva “esuberanza disarmonica” malgrado ciò l’ ”arte povera” si manifestò in pezzi straordinari per gusto, ricchezza e sapienza compositiva.
INCISORI STAMPATORI E EDITORI
Proprio per la necessità di far fronte alla continua domanda di “stampine” da ritaglio, c’è in quasi tutta l’Europa un proliferare di incisori, calcografi e editori, tanto da far definire il 1700 anche come “l’età del rame”.
In Italia i più importanti sono i Remondini di Bassano, nel 1750 la loro stamperia, fondata nel 1660 circa da Giuseppe Antonio Remondini, aveva 18 torchi per caratteri mobili, 24 torchi per la calcografia e oltre 1000 operai. Verso il 1730 vennero acquisite 3 nuove fabbriche e queste acquisizioni permisero ai Remondini di avviare una fortunatissima produzione di carte da parati, fino a quel momento monopolio tedesco e francese. Veniva stampato di tutto: dalle immagini di devozione a quelle di gusto popolare, dalle carte da gioco alle carte da parati. In questo caleidoscopio produttivo la nostra attenzione deve essere attratta dalle varie serie create per l’applicazione decorativa su mobili e oggetti tramite la tecnica dell’arte povera. Queste serie erano formate da foglietti nei quali erano contenute numerose immagini di diverse dimensioni in modo da potersi adattare sia alla decorazione dei mobili che a quella di piccoli oggetti di uso quotidiano e venivano messe in vendita sia colorate a pennello che senza coloritura.
In Germania, Martin Engelbrecht (1684-1756)di Augsburg maestro incisore su rame, grande testimone del rococò tedesco, incise e dipinse a mano oltre 1300 soggetti tra navi, animali, fiori, frutta, nobili cinesi e pagode, scene di caccia, di porto e della vita tedesca dell’epoca. Enghelbrecht fu l’ editore di “Ausschneidebogen” un album calcografico di fogli da ritaglio e si stima che solo per questo lavoro Enghelbrecht abbia prodotto 3216 piastre di rame; Elias Baeck di Augsburg, (1669- 1747) incisore e editore famoso per le sue serie di stampe caricaturali comparse con il titolo di “Le monde plein de fols” e “ Le théâtre des nains” (1714 circa). Altri importanti incisori tedeschi furono Hoffer, Bolmann e I.C. Leopold.
In Francia furono pubblicate delle fortunate serie di “chinoiserie” e tra i numerosi artefici si può citare Pierre Gallays (1677-1749), incisore su rame nonché editore; Jacques-Gabriel Huquier (1695-1772), disegnatore, incisore e mercante di stampe; Jean Baptiste Pillement (1728-1808) pittore, uno dei più importanti rappresentanti del rococò europeo, le sue pitture alla “chinoiserie” eseguite per la corte polacca gli fecero guadagnare il titolo di “pittore del re di Polonia”, nonché, diversi anni più tardi ebbe il titolo di “pittore della regina di Francia”, ovviamente si trattava di Marie Antoinette.
A questi nomi occorre aggiungere Fournier e Didot che furono in assoluto i più importanti tipografi-editori del ‘700 francese.
©Giusy Baffi 2019 (pubblicato su “Cose antiche” N.185 – Giugno 2008)
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