A Palazzo Reale di Milano, dal 4 ottobre 2018 al 3 febbraio 2019 è allestita la più grande mostra antologica mai realizzata di Carlo Carrà (1881-1966). Il percorso artistico di uno dei più grandi maestri italiani del ‘900 è rappresentato da 131 opere, molte delle quali inedite, provenienti da collezioni internazionali sia pubbliche che private.
La mostra è curata da Maria Cristina Bandera in collaborazione con Luca Carrà, famoso fotografo, nipote di Carlo Carrà e responsabile dell’Archivio Carrà.
La mostra è divisa in sezioni, per far comprendere meglio lo spirito del grande artista: dalle prime opere del 1909 dove si riscontra la fase divisionista del maestro, con la ricerca degli effetti di rifrazione della luce e l’inclusione del concetto di ritmo nell’atmosfera urbana, al futurismo, quando Carrà incontra nel 1910 Marinetti, il teorico del manifesto futurista, al quale aderisce dando vita, insieme a Boccioni, Russolo e Severini al “Manifesto dei pittori futuristi”.
La sua pittura abbandona definitivamente il simbolismo pittorico divisionista ed inizia una fase di roteanti composizioni in piena adesione al movimento futurista.
Nel 1912 incontra a Parigi i cubisti, quali Braque e Picasso, i suoi dipinti cambiano ancora, affiancandosi al movimento cubista con la frammentarietà degli spazi.
Pochi anni dopo, nel 1916, si avvicina alla pittura metafisica, favorita dall’incontro a Ferrara con Giorgio de Chirico, Alberto Savinio e De Pisis.
Tra il 1921 e il 1922 Carrà si distacca completamente da tutte le correnti delle avanguardie per essere solo se stesso, con un ritorno alla natura.
Nel 1926 inizia, con la serie Valori Plastici, una sua personale ricerca di recupero prospettico, riprendendo, in forma moderna, le lezioni di Giotto, di Masaccio e dei grandi classici.
La mostra termina con i grandi cartoni preparatori che sono la base degli enormi affreschi tutt’ora presenti nel Palazzo di Giustizia di Milano.
Oltre alle opere, la mostra è arricchita da documenti, fotografie spesso inedite, lettere e filmati.
La mostra diventa quindi non solo un puro e semplice percorso espositivo, ma coinvolge anche tutta la sfera intima, umana e familiare della vita di questo nostro grandissimo artista.
“La mia pittura è fatta di elementi variabili e di elementi costanti. Fra gli elementi variabili si possono includere quelli che riguardano i princìpi teorici e le idee estetiche. Fra gli elementi costanti si pongono quelli che riguardano la costruzione del quadro. Per me, anzi, non si può parlare di espressione di sentimenti pittorici senza tener calcolo soprattutto di questi elementi architettonici che subordinano a sé tutti i valori figurativi di forma e di colore. A questi principi deve unirsi quello di spazialità, il quale non è da confondersi col prospettivismo; poiché il valore di spazialità non ha mai origini per così dire visive. Questo concetto nella mia pittura è espressione fondamentale.” Carlo Carrà
©Giusy Baffi 2019 (pubblicato su ArteVitae.it 5 novembre 2018)
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