Al palazzo Reale di Milano, tra il 2016 e il 2017, ha riscosso un enorme successo, al punto che si è protratta di oltre un mese dalla sua scadenza, la mostra di M.C. Escher, una stupenda retrospettiva con oltre 200 opere, un viaggio all’interno dello sviluppo creativo dell’artista.
“Solo coloro che tentano l’assurdo raggiungeranno l’impossibile.” (Maurits Cornelius Escher)
Maurits Cornelis Escher, 1898-1972, è stato un incisore e grafico olandese conosciuto principalmente per le incisioni su legno, litografie e mezzetinte.
Escher è stato un artista-intellettuale meticoloso, realista, ossessionato dalla geometria e dalle ripetizioni matematiche infinite. Il suo stile è preciso, dettagliato; la sua tecnica di lavoro limita spesso l’uso del colore, ma il suo controllo del disegno, della prospettiva, dei contrasti, delle forme, le deformazioni geometriche, i riflessi, le simmetrie e le trasformazioni, a volte frutto della fantasia, è sbalorditivo. Le sue incisioni – per la maggior parte realizzate su tavole in legno di pero – sono narrative ed inquietanti.
Manipolando le regole dello spazio, egli si appropria del tema dell’eterno inizio e dell’infinito. Intrigato dalle spirali e dalle forme sferiche, incide figure che finiscono per confondersi in cerchi concentrici, in un perpetuo passaggio dall’astratto al concreto, dal caos all’ordine generale, dalla materia all’antimateria, in una geometria ipnotica e in una stilizzazione estrema, con una complessità di prospettive, ove egli mostra, con rotazioni ed incastri, il grande potere dell’illusione.
Animali e figure di ogni genere, anche inventate, sono utilizzati da Escher come tasselli per ricoprire il piano del foglio, vanno su e giù lungo scalinate senza soffitto e pavimento, salgono scalini infiniti passando da una dimensione all’altra senza difficoltà, in una sorta di horror vacui dove nulla è lasciato al caso.
La sensazione di vertigine e di disorientamento che si prova osservando alcune sue incisioni ci rinvia al nostro personale concetto d’infinito. La sua incisione più famosa, “Metamorfosi” altro non è che il riassunto visivo di tutte le sue opere.
“Noi non conosciamo lo spazio, non lo vediamo, non lo ascoltiamo, non lo percepiamo. Siamo in mezzo ad esso, ne facciamo parte, ma non ne sappiamo nulla… Vediamo soltanto sentieri, segni; non vediamo lo spazio vero e proprio”. M.C. Escher
In questo modo Escher ci invita a giocare con la nostra percezione, forza la mente creando una distinzione tra il reale e l’irreale, utilizzando i forti contrasti del bianco e nero, colori complementari nella grafica, in una molteplicità di prospettive con infinite soluzioni di lettura, ci invita a spostare il nostro sguardo e modificare quei punti di vista che spesso assumiamo per conformismo, pigrizia o abitudine.
“L’uomo è incapace di immaginare che in qualche punto al di là delle stelle più lontane nel cielo notturno lo spazio possa avere fine, un limite oltre il quale non c’è che il “nulla”. Il concetto di “vuoto” ha per noi un certo significato, perché possiamo almeno visualizzare uno spazio vuoto, ma il “nulla” nel senso di “senza spazio” è al di là delle nostre capacità d’immaginazione. È per questo che da quando l’uomo è venuto a giacere, sedere, stare in piedi, a strisciare e camminare sulla terra, a navigare, cavalcare e volare sopra di essa (e lontano da essa), ci siamo aggrappati a illusioni, a un al di là, a un purgatorio, un cielo e un inferno, a una rinascita o a un nirvana, che esistono tutti eternamente nel tempo e interminabilmente nello spazio”. M.C. Escher
Per saperne di più:
Wikipedia – Maurits Cornelis Escher
Due minuti di arte – Escher vita e opere
Wikipedia Psicologia della Gestalt
©Giusy Baffi 2019 (pubblicato su Artevitae.it 21 settembre 2016)
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