4 Ottobre 2019

ESCHER e le geometrie infinite – ESCHER and Infinite Geometries


Al palazzo Reale di Milano, tra il 2016 e il 2017, ha riscosso un enorme successo, al punto che si è protratta di oltre un mese dalla sua scadenza, la mostra di M.C. Escher, una stupenda retrospettiva con oltre 200 opere, un viaggio all’interno dello sviluppo creativo dell’artista.

“Solo coloro che tentano l’assurdo raggiungeranno l’impossibile.” (Maurits Cornelius Escher)

Maurits Cornelis Escher, 1898-1972, è stato un incisore e grafico olandese conosciuto principalmente per le incisioni su legno, litografie e mezzetinte.

Escher è stato un artista-intellettuale meticoloso, realista, ossessionato dalla geometria e dalle ripetizioni matematiche infinite. Il suo stile è preciso, dettagliato; la sua tecnica di lavoro limita spesso l’uso del colore, ma il suo controllo del disegno, della prospettiva, dei contrasti, delle forme, le deformazioni geometriche, i riflessi, le simmetrie e le trasformazioni, a volte frutto della fantasia, è sbalorditivo. Le sue incisioni – per la maggior parte realizzate su tavole in legno di pero – sono narrative ed inquietanti.

Manipolando le regole dello spazio, egli si appropria del tema dell’eterno inizio e dell’infinito. Intrigato dalle spirali e dalle forme sferiche, incide figure che finiscono per confondersi in cerchi concentrici, in un perpetuo passaggio dall’astratto al concreto, dal caos all’ordine generale, dalla materia all’antimateria, in una geometria ipnotica e in una stilizzazione estrema, con una complessità di prospettive, ove egli mostra, con rotazioni ed incastri, il grande potere dell’illusione.

At the Royal Palace of Milan, between 2016 and 2017, the M.C. Escher exhibition achieved phenomenal success, so much so that it was extended by over a month beyond its scheduled end date. This stunning retrospective featured more than 200 works, offering a journey into the creative evolution of the artist.

“Only those who attempt the absurd will achieve the impossible.” (Maurits Cornelis Escher)

Maurits Cornelis Escher (1898–1972) was a Dutch printmaker and graphic artist, best known for his woodcuts, lithographs, and mezzotints.

Escher was a meticulous intellectual and realist, deeply fascinated by geometry and infinite mathematical repetitions. His style is precise and detailed, with a working technique that often limits the use of color. Yet, his mastery of drawing, perspective, contrasts, forms, geometric distortions, reflections, symmetries, and transformations—sometimes born of pure imagination—is truly astounding. Most of his engravings, crafted on pearwood plates, are both narrative and unsettling.

By bending the rules of space, Escher explores themes of eternal recurrence and infinity. Fascinated by spirals and spherical forms, he creates figures that dissolve into concentric circles, navigating a perpetual transition from the abstract to the concrete, from chaos to overarching order, from matter to antimatter. His work embodies hypnotic geometry and extreme stylization, marked by complex perspectives. Through rotations and interlocking forms, Escher showcases the incredible power of illusion.

 

Animali e figure di ogni genere, anche inventate, sono utilizzati da Escher come tasselli per ricoprire il piano del foglio, vanno su e giù lungo scalinate senza soffitto e pavimento, salgono scalini infiniti passando da una dimensione all’altra senza difficoltà, in una sorta di horror vacui dove nulla è lasciato al caso.

Animals and figures of all kinds, both real and imagined, are used by Escher as tiles to cover the plane of the paper. They move up and down staircases without ceilings or floors, climb endless steps, and seamlessly transition from one dimension to another. It’s a kind of horror vacui, where nothing is left to chance.

La sensazione di vertigine e di disorientamento che si prova osservando alcune sue incisioni ci rinvia al nostro personale concetto d’infinito. La sua incisione più famosa, “Metamorfosi” altro non è che il riassunto visivo di tutte le sue opere.

The feeling of vertigo and disorientation experienced when observing some of his engravings leads us back to our own personal concept of infinity. His most famous engraving, Metamorphosis, is nothing less than a visual summary of all his works.

Maurits Cornelis Escher – La metamorfosi

“Noi non conosciamo lo spazio, non lo vediamo, non lo ascoltiamo, non lo percepiamo. Siamo in mezzo ad esso, ne facciamo parte, ma non ne sappiamo nulla… Vediamo soltanto sentieri, segni; non vediamo lo spazio vero e proprio”. M.C. Escher

In questo modo Escher ci invita a giocare con la nostra percezione, forza la mente creando una distinzione tra il reale e l’irreale, utilizzando i forti contrasti del bianco e nero, colori complementari nella grafica, in una molteplicità di prospettive con infinite soluzioni di lettura, ci invita a spostare il nostro sguardo e modificare quei punti di vista che spesso assumiamo per conformismo, pigrizia o abitudine.

“We do not know space; we do not see it, hear it, or perceive it. We exist within it, we are part of it, but we know nothing about it… We see only paths, signs; we do not see space itself.” – M.C. Escher

With these words, Escher invites us to play with our perception, challenging the mind by creating a distinction between the real and the unreal. He employs the stark contrasts of black and white—complementary colors in graphic art—and a multiplicity of perspectives with endless interpretative possibilities. Escher encourages us to shift our gaze and reconsider the viewpoints we often adopt out of conformity, laziness, or habit.

Maurits Cornelis Escher

“L’uomo è incapace di immaginare che in qualche punto al di là delle stelle più lontane nel cielo notturno lo spazio possa avere fine, un limite oltre il quale non c’è che il “nulla”. Il concetto di “vuoto” ha per noi un certo significato, perché possiamo almeno visualizzare uno spazio vuoto, ma il “nulla” nel senso di “senza spazio” è al di là delle nostre capacità d’immaginazione. È per questo che da quando l’uomo è venuto a giacere, sedere, stare in piedi, a strisciare e camminare sulla terra, a navigare, cavalcare e volare sopra di essa (e lontano da essa), ci siamo aggrappati a illusioni, a un al di là, a un purgatorio, un cielo e un inferno, a una rinascita o a un nirvana, che esistono tutti eternamente nel tempo e interminabilmente nello spazio”. M.C. Escher

“Man is incapable of imagining that somewhere beyond the most distant stars in the night sky, space might come to an end—a boundary beyond which there is only ‘nothing.’ The concept of ‘emptiness’ holds some meaning for us, as we can at least visualize an empty space, but ‘nothing,’ in the sense of the absence of space, is beyond our imagination.

This is why, since the moment man began to lie down, sit, stand, crawl, and walk upon the earth—sailing, riding, and flying above it (and away from it)—we have clung to illusions: to a beyond, to a purgatory, a heaven and a hell, to rebirth or nirvana, all of which exist eternally in time and endlessly in space.” – M.C. Escher

Per saperne di più:

Wikipedia – Maurits Cornelis Escher

Due minuti di arte – Escher vita e opere

Aree web Polito – Escher

Wikipedia Psicologia della Gestalt

 

 

©Giusy Baffi 2019 (pubblicato su Artevitae.it  21 settembre 2016)

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