E’ in mostra a Milano a Palazzo Reale fino al 7 giugno 2020 e per la prima volta in Italia Georges de La Tour, grandissimo pittore francese del periodo Barocco.
Georges de La Tour è nato a Vic-sur-Seille, 1593 e morto a Lunéville 1652.
La sua storia è tanto intrigante quanto curiosa, della sua vita si conosce poco, a parte il fatto che, a seguito del suo matrimonio a Luneville nel 1620 e per via del censo della moglie, riesce ad ottenere dal Duca di Lorena importanti privilegi che gli permettono di avere una vita, come nobile, sufficientemente agiata. Posizione che non viene scalfita dall’occupazione francese della Lorena da parte delle truppe di Luigi XXIII, in quanto il pittore, insieme alla sua famiglia, si trasferisce prima a Nancy e poi a Parigi dove ottiene un alloggio al Louvre essendo insignito nel 1639 del prestigioso titolo di “pittore del re”. Dopo la sua morte a causa di un’epidemia, Georges de La Tour cade nell’oblio per quasi trecento anni. I suoi quadri vengono attribuiti a Murillo, Velasques, Caravaggio e ad altri autorevoli pittori dell’epoca. Probabilmente perché Georges de La Tour ha firmato e ancor meno datato pochissime sue opere.
Gli stessi quadri nascondono il segreto della loro origine, delle committenze e destinazione finale, la stessa formazione pittorica di Georges de La Tour rimane avvolta nel mistero, compresa la possibilità, oppure no, di un suo eventuale viaggio a Roma, come era d’uso tra i pittori stranieri dell’epoca. Le sue opere, tutte a olio su tela spesso di grandi dimensioni, hanno soggetti religiosi o scene di genere.
Georges de La Tour ci mostra una serie d’immagini particolari fatte di gesti risoluti; i personaggi mostrano una sorta di contemplazione interiore che emoziona e seduce sia per il suo rigore geometrico, che per il suo essenziale luminismo, i suoi temi, spesso ripetuti, sembrano attingere al repertorio caravaggesco.
Nel 1915 lo storico dell’arte tedesco, Hermann Voss (1884-1969) riscopre il pittore: gli attribuisce due tele presenti nel Museo Delle Belle Arti di Nantes che sono firmate e datate. Da quel momento altri storici dell’arte, tra i quali il nostro eminente Roberto Longhi, e collezionisti si interessano a de La Tour.
“Lei dovrebbe vederlo! E’ un pittore sorprendente! Non abbiamo strumenti per misurare il suo genio ma sento che il talento di de La Tour spezzerebbe più di un manometro” Roberto Longhi
I dipinti di Georges de La Tour si possono virtualmente suddividere in temi diurni e temi notturni, i primi inondati da una luce fredda e chiara, con una precisione senza alcuna concessione all’estrosità, le scene sono realistiche e mostrano un’esistenza senza filtri, i personaggi sono segnati dalla miseria e dal tempo. Lo stile si ispira per certe forme e per la struttura allo stile caravaggesco, pur con una sua propria personalità che contemporaneamente lo allontana.
“Sa dare, dei principi caravaggeschi, interpretazione così a parte, per nulla servile” Roberto Longhi
Capolavori assoluti di questa fase sono la serie dei Bari e la Rissa tra musicanti, si aggiungono anche le varie serie dei suonatori di ghironda, rappresentati da mendicanti ciechi che suonano questo strumento dell’epoca tipicamente francese .
Nelle serie dei Bari (il Baro con asso di quadri e il Baro con asso di fiori) è in comune il soggetto dei I Bari di Caravaggio, con le medesime analogie nella gestualità dei personaggi. La Rissa tra musici era stata attribuita allo stesso Caravaggio prima della scoperta del vero autore.
Georges de La Tour non risparmia il linguaggio iconografico nei suoi dipinti: numerosi i riferimenti alla caducità della vita con le vanitas di teschi, specchi, esili candele in un continuo memento mori, oppure oggetti che rimandano alla vita stessa dei Santi, permettendo di identificarli in base ai loro universali attributi iconografici. Ad esempio San Girolamo, che per primo ha tradotto la Bibbia in latino è quasi sempre rappresentato con un libro aperto, il cappello cardinalizio rappresenta spesso la posizione elevata di un Santo nella Chiesa, oppure San Filippo, è rappresentato con una croce, simbolo del suo martirio crocefisso a testa in giù.
“Egli esplora le superfici e i contorni delle cose con acuta precisione, senza alcuna ripugnanza per la loro crudezza”. Hermann Voss
I temi notturni sono illuminati dal lume di una candela o di una lanterna, una luce proveniente dall’interno, non radente e dall’esterno come in Caravaggio; in questo caso i personaggi sono coinvolgenti nella loro silenziosità e spiritualità, il colore viene quasi completamente eliminato, ad esclusione di qualche punto rosso vivo che da solo anima la gamma dei bruni. Un contrasto potente tra il mondo impietoso dei temi diurni e la rappresentazione spirituale e compassionevole di quelli notturni.
I primi dipinti notturni si rifanno al realismo di Caravaggio, ma poi de La Tour si spinge verso una sobrietà spirituale, aliena da distrazioni, che costituisce la sua peculiarità. Si tratta piuttosto di una sorta di ricerca della quintessenza del soggetto trattato, il forte rigore geometrico, i giochi di luce ed ombre devono suggerire allo spettatore i segreti dell’anima umana. La sua grande capacità tecnica gli permette di limitarsi all’essenziale e di dare alle composizioni, che a prima vista possono apparire semplici, una forza impressionante.
“Si prova nei suoi esperimenti di alchimia caravaggesca chiuso in una torretta, a luce artificiale di lanterna magica o, tutt’al più alla luce gialla che filtra durante le grandinate” Roberto Longhi
La natività è il punto culminante del genio dell’artista, si tratta di uno dei quadri che ha permesso a Hermann Voss di riscoprire il pittore nel 1915, se il chiaro scuro rimane di impronta caravaggesca, siamo comunque molto lontani dal realismo di Caravaggio, l’opera sembra nascere da una lunga e profonda meditazione sul soggetto.
Sono più di 30 le opere esposte in mostra di cui 18 di questo grande pittore del barocco francese, le altre sono accostate, spesso per soggetto o stile simile, da altrettante e famose opere di Gerrit Van Honthorst conosciuto in Italia come Gherardo delle Notti, Paulus Bor, Frans Hals, Jan Lievens, Throphime Bigot, Jan van Bijlert. Tutte le opere provengono da musei internazionali. E’ una mostra da non perdere, considerando il fatto che nessuno dei quadri esposti è presente in Italia.
©Giusy Baffi 2020
© Le foto sono state reperite, a titolo esplicativo,in rete e possono essere soggette a copyright. L’uso delle immagini e dei video sono esclusivamente a scopo divulgativo. L’intento di questo blog è solo didattico e informativo. Qualora la pubblicazione delle immagini violasse eventuali diritti d’autore si prega di volerlo comunicare via email e saranno prontamente rimosse.
© Qualsiasi sfruttamento, riproduzione, duplicazione, copiatura o distribuzione dei Contenuti del Sito per fini commerciali è vietata.