24 Gennaio 2020

JEAN NOUVEL – Archistar del nostro tempo


“Spazio, spazio: gli architetti parlano sempre di spazio! Ma la creazione di uno spazio non significa automaticamente architettura. Con lo stesso spazio, è possibile fare un capolavoro o causare un disastro.”  Jean Nouvel

E’ stato inaugurato ad Abu Dhabi il Louvre 2 su progetto di Jean Nouvel, ultimo lavoro concluso di questo instancabile architetto.

Costruito su un’isola artificiale, la Saadiyat Island, costituita da un’unica enorme piattaforma che ospiterà il Polo Culturale degli Emirati, insieme al nuovo Guggenheim di Frank Gehry, lo Zayed National Museum di Norman Foster, il Performing Art Center di Zaha Hadid, il Louvre 2 è anche il primo progetto ad essere completamente realizzato.

Un progetto indissolubilmente legato al mare, una sorta di arcipelago protetto da un’enorme cupola come fosse un ombrello di luce; motivo fondamentale dell’arte islamica, la cupola viene interpretata da Jean Nouvel in chiave moderna, con una magistrale curvatura minima nei suoi 180 metri di diametro, mentre le sue aperture nel perfetto stile delle mashrabiye arabe, lasciano filtrare la luce come una punteggiatura, enfatizzandone i raggi e creando all’interno suggestioni fiabesche. Sotto la cupola ci sono gli ambienti museali, realizzati con elementi scatolari che per contrasto suggeriscono, con i loro volumi rigorosamente geometrici, le medine arabe.

Jean Nouvel, uno dei massimi architetti francesi, nasce nel 1942 a Fumel, la sua fama è dovuta al suo stile inconfondibile, basato sulla valorizzazione degli edifici, sia nuovi che ampliamenti di antiche costruzioni, mediante giochi di luce, sia naturale che artificiale, provocando stupore ed emozioni.

Suo è il progetto dell’Istitut du Monde Arabe, a Parigi, dove, sempre giocando con la luce, riesce a coniugare sia la luce attivata da fotocellule che dal pozzo d’illuminazione in alabastro posto al centro, creando un ambiente suggestivo che, attraverso piccoli e numerosi fasci luminosi conferiscono un carattere sacrale. All’esterno la costruzione muta continuamente di luminosità durante la giornata. L’edificio intero ha una potenza ed una energia tale che, visitandolo, sembra di essere all’interno di una inquadratura di un film. A questo proposito Nouvel disse:

“La sequenza dei passaggi tra diversi volumi e livelli d’illuminazione, a seconda delle diverse traiettorie al suo interno, può essere vista come una serie di angolazioni e aperture di un obiettivo fotografico.“ Jean Nouvel

Rispettoso dell’ambiente esterno, sia che si tratti di zone verdi che di antiche costruzioni, Jean Nouvel trova soluzioni che spesso sorprendono, riuscendo a coniugare il passato ed il futuro in una perfetta simbiosi.

Un esempio è il ripristino della Fondation CognacqJay vicino a Parigi, dove l’antico edificio viene mantenuto integro e Nouvel si limita ad aggiungere una parte nuova, in vetro, collegandola all’antica costruzione tramite una galleria completamente vetrata. Il risultato ottenuto è quello di una grande leggerezza e luminosità; la trasparenza del vetro permette una completa visuale del parco centenario sottostante.

A Lione, nel 1993 viene inaugurata l’Opera Nationale de Lyon, un edificio che poggia sui muri perimetrali del vecchio teatro Chenavard et Pollet rispettando, in un perfetto connubio, la struttura preesistente e la nuova edificazione che culmina con una grande volta a botte. La nuova struttura è di 18 piani di cui cinque sotterranei e cinque nella volta e contiene sia il teatro dell’opera con 1.100 posti che l’anfiteatro di 200 posti.

A Copenhagen progetta, in una riqualificazione di un quartiere in degrado, la Concert Hall, un misterioso cubo rivestito di veli traslucidi di colore blu intenso sulle cui pareti, cangianti a seconda della luce diurna o notturna, sono proiettate immagini video.

“La prima idea alla base dell’edificio – spiega l’architetto francese – è stata quella di uno schermo blu, una sorta di lanterna magica. La seconda è stata di suscitare la domanda “Cos’è questo edificio?”. Quando lo osservi durante il giorno, puoi farti un’idea di ciò che sta dietro lo schermo, anche se non realmente; a seconda della luce, l’edificio cambia notevolmente. Quando il sole è basso, si possono vedere il profilo del volume interno e la cornice della facciata vetrata che si trova dietro lo schermo”.

Fedele al concetto delle trasparenze e dei giochi di luce, a Vienna progetta il nuovo albergo Sofitel, 18 piani in vetro e acciaio con un forte impatto visivo dato dal basamento trapezoidale a volumi scomposti rivestito di vetro in modo da riflettere la strada, come un monolite di ghiaccio. Da questa idea si innalza la costruzione, all’ultimo piano, sostenuto da alte vetrate al punto da sembrare sospeso, è visibile un soffitto a baldacchino, colorato da un collage di foglie autunnali, dell’artista svizzero Pipilotti Rist; retroilluminato, i colori autunnali brillano come un foulard luccicante di seta dorata. Dall’esterno, i soffitti sembrano fluttuare – le alette di vetro strutturali che puntellano il tetto si fondono nella notte e tutto ciò che rimane è quel filo di seta dorato.

Inaugurata nel 2015 la Nuova Filarmonica di Parigi è concepita come una collina in alluminio, cangiante e costituita da una serie di rivestimenti metallici che riproducono le geometrie di Esher e che danno, unita agli sbalzi volumetrici, una brillantezza dai riflessi particolari, tutti elementi cromatici tipici della sua architettura. All’interno, una sala concerto di 24.000 posti, disegnata e progettata per portare la musica agli spettatori, con una serie di lunghi balconi curvi che, secondo Nouvel, ricordano «morbide lenzuola di musica e di luce».

A Praga, quasi a fare da contraltare alla Casa Danzante di Ghery, Nouvel progetta il complesso amministrativo Zlatzy Andel (Angelo Dorato), ispirato dal film di Wim Wender “Wings of desire” l’edificio dalla forma curva ricorda un angelo dorato che osserva il crocevia fluttuando tra le nuvole. L’architetto, fedele al suo concetto di luce, utilizza la tecnologia della facciata a vetro stratificato, riuscendo a variarne l’aspetto e i riflessi durante le varie fasi del giorno, sulle sue vetrate ci sono anche citazioni di autori cechi; il progetto fa parte della riqualificazione, perfettamente riuscita, di un quartiere degradato.

A Londra nel 2010 viene inaugurata la sua prima opera in Gran Bretagna, l’One New Change, concepito all’esterno con due tagli ortogonali che, da parte a parte, si aprono per inquadrare la prospettiva della Cattedrale di Saint Paul. La facciata, completamente composta da pannelli di vetro di diverse sfumature di colore le cui sfaccettature dai piani rimandano a una moltiplicazione della visione della Cattedrale, icona stessa di Londra, riflettendo il paesaggio urbano in una serie infinita di prospettive inaspettate. L’enormità dell’edificio viene così smaterializzata, diventando quasi effimera al variare della luce. Un ascensore panoramico porta alla terrazza dalla quale si domina la città.

A Barcellona dal 2005 si erge l’iconica Torre Agbar, alta 144 metri, caratterizzata dalla forte cromia della facciata, dovuta sia al rivestimento interno in alluminio che alla “doppia pelle” di vetrate serigrafate, inoltre 4.500 dispositivi a led contribuiscono a creare immagini luminose su tutta la superficie dell’edificio.

Numerosissimi sono le realizzazioni di Jean Nouvel nel mondo e  altrettanto numerosi sono i suoi progetti, sempre più avveniristici, quasi onirici di questo eclettico architetto.

“Una posizione culturale in architettura è una necessità. Ciò comporta il rifiuto di soluzioni già pronte o facili a favore di un approccio che sia globale e specifico” Jean Nouvel

©Giusy Baffi 2019 (pubblicato su ArteVitae.it 18 gennaio 2018)

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