16 Febbraio 2020

RENZO PIANO, un’eccellenza italiana


“Un maestro di luce e leggerezza”. Con queste  essenziali parole l’architetto Richard Rogers definisce in maniera perfetta la figura poliedrica di Renzo Piano. Un architetto  teso  particolarmente a ricostruire e ricucire, in un continuo dialogo, la connessione tra il centro storico e le periferie.

Renzo Piano

Renzo Piano (1937) inizia la sua carriera negli anni ’60 con la sperimentazione di materiali innovativi in particolare le tensostrutture in teflon. Erano gli anni nei quali al Politecnico di Milano si facevano sperimentazioni su un nuovo modo di abitare e, in base all’ideologia dell’epoca, si progettavano nuove città, dalla città utopica alla città spaziale, a quella concepita con una concezione meccanicistica.

“La città è una stupenda emozione dell’uomo. La città è un’invenzione, anzi: è l’invenzione dell’uomo! La città non è un fatto virtuale, è un fatto fisico perché è piena di umanità. La città è un continuo divenire.” Renzo Piano

Innumerevoli sono i suoi progetti in tutto il mondo oltre che in Italia, Gran Bretagna, Germania, Francia, Malta, Uganda, Senegal, Giappone. Vincitore di numerosi premi prestigiosi, dal Compasso d’Oro nel 1981 al Premio Pritzker nel 1998, è stato anche insignito di importanti onorificenze e riconoscimenti sia in Italia che all’estero.

Per Renzo Piano l’architettura non è una costruzione ma una sottrazione: partendo dal volume necessario si devono sottrarre tutti gli elementi superflui per arrivare a una struttura più pulita e più leggera possibile.

“La città giusta è quella in cui si dorme, si lavora, si studia, si fa la spesa. La sfida è costruire dei luoghi per la gente, dei punti d’incontro, dove si condividono i valori, dove si celebra un rito che si chiama urbanità.” Renzo Piano

Tra i suoi principi fondamentali, oltre alla sperimentazione continua di nuovi materiali, ritroviamo una grande attenzione per l’ambiente circostante, una ricerca di ecosostenibilità ad alta tecnologia e la preferenza di un tipo di illuminazione zenitale. Egli rivela una sensibilità ambientale estremamente raffinata, uno dei suoi temi principali è il rapporto con il preesistente, con la città vecchia.

PARIGI

“Si deve intensificare la città, costruire sul costruito, sanare ferite aperte.” Renzo Piano

Il suo primo lavoro internazionalmente importante, in collaborazione con Richard Rogers, è il Centre Georges Pompidou a Parigi, meglio conosciuto come Beaubourg.

“Volevamo una gioiosa macchina urbana, una creatura che sarebbe potuta uscire da un libro di Jules Verne. Il Beaubourg è una doppia provocazione: una sfida all’accademismo ma al tempo stesso una parodia dell’immaginario tecnologico del nostro tempoE’ un villaggio medievale di 25.000 persone (tanti sono i visitatori giornalieri). La differenza è che si sviluppa in altezza: la sequenza è verticale anziché orizzontale, quindi le piazze sono una sopra l’altra, le strade sono trasversali.” Renzo Piano

Sullo spazio lasciato libero dalle vecchie Halles, Renzo Piano ha voluto costruire una struttura metallica completamente a vista, evidenziando in maniera gioiosa anche le condutture e gli impianti (blu per l’aria, verde per i liquidi, giallo per i cavi elettrici e rosso per le circolazioni verticali). In pratica il Beaubourg deve suggerire l’idea di una grande macchina realizzata per contemplare la città.

Questa struttura deve essere storicizzata, proprio in base all’epoca di costruzione(1977); il Beaubourg è la summa dell’ideologia del periodo, con l’idea della città utopica e della cellula autosufficiente.

Dopo la progettazione del Centre Pompidou, tutte le sue opere successive si distaccano totalmente da questa logica iniziale.

GENOVA

“Genova, è una delle città più belle del mondo. Prima del ’92 il porto era separato dalla città, ma da allora Genova ha potuto ritrovare il suo contatto con il mare e ristabilire un rapporto con l’acqua.”   Renzo Piano

Nel 1981 fonda a Genova lo studio d’architettura “Renzo Piano Building Workshop”, meglio conosciuto come studio RPWB, guidato, oltre che da Piano, anche da altri  partner con uffici a Parigi e New York.

Il suo studio RPWB di Punta Nave, a Voltri, è costruito su un terreno terrazzato con un tetto realizzato con un telaio lamellare trasparente ricoperto da elementi in plastica e vetro.

Per non interrompere la continuità visiva, le pareti sono costituite da pannelli di vetro non intelaiati, l’interno è una sequenza di spazi.

L’ecosostenibilità è data dal vetro isolante, da cellule fotovoltaiche e da pannelli solari. Tutta la costruzione si basa sulla trasparenza e sulla leggerezza.

Tra il 1988 e il 2002 Renzo Piano porta a termine vari progetti nel Porto Antico di Genova, perché, come dice lui stesso:

“A Genova convivono, infatti, due realtà opposte: la città storica e il porto. La città storica è fatta di strade e case fatte per durare, rappresenta la stabilità, l’introversione. Il porto è un paesaggio forte, fatto di grandi elementi, ma al tempo stesso effimero, perché cambia continuamente: i riflessi dell’acqua, i carichi sospesi, le gru in movimento e poi, naturalmente, le navi che vanno e vengono.”  Renzo Piano

Tra il 1988 e il 2001, Renzo Piano restaura completamente la zona portuale di Genova, riqualificando l’area, inizialmente per ospitare l’Esposizione Internazionale. Crea successivamente altri spazi multifunzionali valorizzati con nuove strutture, dal Bigo, l’ascensore panoramico che fa da moderno contraltare all’iconica Lanterna, all’acquario e alla bolla della biosfera, scenografica sfera in acciaio e vetro che ospita 150 specie di animali e vegetali delle foreste tropicali.

Bigo – Porto Antico – Genova. ©L’immagine può essere soggetta a copyright

“Un ponte come questo, crollando, trascina con sé il morale della città. Il Ponte sul Polcevera non era un ponte qualsiasi: univa le due anime di Genova: la città storica di Levante con l’anima operaia e industriale di Ponente, dove tra l’altro io stesso sono nato e vissuto. E infine il crollo del ponte Morandi si porta appresso la credibilità e l’identità stessa dell’Italia.”  Renzo Piano

Dopo il tragico crollo del Ponte Morandi sul Polcevera a Genova, Renzo Piano ha offerto alla sua città il progetto di un nuovo ponte ora, nel 2020, in fase di ultimazione.

I 18 piloni del nuovo ponte sul Polcevera alti 40 metri ciascuno le cui fondamenta sono profonde 50 metri, hanno la sezione ellittica per farli apparire più leggeri.

“Costruire questo progetto è come indossare i colori del paese. Ci sono milioni di persone che ci incoraggiano e ci incoraggiano. Vogliono vederci riuscire ad affrontare questa sfida che ci siamo prefissati in nome del nostro Paese. E questa è la più grande soddisfazione che deriviamo dal nostro lavoro. Ma vi assicuro che questo progetto per Genova non è un miracolo: è il prodotto della competenza non celebrata di grandi aziende italiane”. Pietro Salini – A.D. Salini -Impregilo

BERLINO

Potsdamer Platz – Berlino (1992-2000)

Un luogo segnato dalla storia, fulcro dei bombardamenti della seconda guerra mondiale e del crollo del muro nel 1989. Uno spazio vuoto enorme che bisognava concepire come punto d’incontro e riconnessione della città. L’area venne divisa in quattro parti e venduta separatamente a quattro investitori.

“Abbiamo cercato il rapporto con la gente evitando la scelta monofunzionale, evitando di farne un pezzo di città viva di giorno e deserta di notte.” Renzo Piano

Renzo Piano con il suo Studio RPBW oltre che a progettare otto edifici, progettò il Masterplan dell’area, coordinando i vari architetti e rendendo Potsdamer Platz un vivace luogo d’incontro per berlinesi e turisti.

LONDRA

The London Bridge Tower – The Shard – Londra (2000-2012)

“Abbiamo concepito la torre come una piccola città verticale per circa settemila persone che vi lavorano e altre centinaia di visitatori. La base del grattacielo si assottiglia fino a scomparire nell’etere come un pinnacolo del sedicesimo secolo o come l’albero di una grande nave. Non ritengo sia possibile costruire a Londra un edificio alto costruendo la stessa forma dal basso all’alto. Le torri spesso diventano simboli arroganti e aggressivi di potere, egocentrici ed ermetici. Il nostro edificio è progettato per rappresentare una presenza allungata e leggera nello skyline londinese.Renzo Piano

Come in una sorta di città verticale, motore di riqualificazione di un intero quartiere, la torre è una guglia urbana di 87 piani.

E’ caratterizzata da otto pareti inclinate e asimmetriche in vetro che definiscono la forma piramidale dell’edificio. Le pareti sono costruite attorno ad un parallelepipedo centrale in cemento armato e metallo che contiene la struttura portante e gli ascensori.

Gli otto lati asimmetrici e così inclinati,  modellano e frammentano la luce senza mai intersecarsi, ricevendo  i raggi del sole in momenti diversi. Al suo interno uffici di grandi dimensioni, un albergo, zone adibite al pubblico, spazi verdi intesi come giardini d’inverno inseriti ovunque e utilizzabili come sale riunioni o spazi di relax per gli uffici.

GIAPPONE

Posto su un’isola artificiale nella baia di Osaka, l’Aeroporto Internazionale del Kansai è stato realizzato tra il 1991 e il 1995.

Oggetto di un importante studio di ingegneria sismica e attraverso un poderoso consolidamento dei fondali marini, il progetto tiene conto delle mareggiate, dei tifoni e dei terremoti.

E’ uno dei terminali più lunghi del mondo, con un totale di 1,7 km. da un’estremità all’altra.

La copertura del terminale è curvilinea la cui forma ricorda un aliante;  così sagomata ha un aspetto funzionale che permette la ventilazione in massima parte naturale dell’aeroporto stesso in modo da seguire l’andamento dei venti.

L’andamento aerodinamico del tetto è realizzato con una struttura metallica estremamente leggera che crea un’illuminazione naturale.

La sua struttura, leggera e sviluppata in lunghezza, è stata progettata per resistere alle scosse di terremoto he interessano spesso questa regione del Giappone.

MUSEI E AUDITORIUM

“L’architettura è l’arte di dare rifugio alle attività dell’uomo: abitare, lavorare, curarsi, insegnare e, naturalmente, stare insieme. E’ quindi anche l’arte di costruire la città e i suoi spazi, come le strade, le piazze, i ponti, i giardini. E, dentro la città, i luoghi di incontro. Quei luoghi di incontro che danno alla città la sua funzione sociale e culturale. Ma naturalmente non è tutto. Perché l’architettura è anche una visione del mondo. L’architettura non può che essere umanista, perché la città con i suoi edifici è un modo di vedere, costruire e cambiare il mondo. E poi l’architettura è struggimento per quella cosa bellissima che è la bellezza. Ma questa è un altra storia ed è impossibile da raccontare.”  Renzo Piano

Musei e le loro ristrutturazioni sono parte importante delle opere di Renzo Piano, tra i primi il Museo della Collezione Menil a Houston (1982-1986).

“Un architetto non cambia il mondo, interpreta i cambiamenti.” Renzo Piano

Per Renzo Piano ogni costruzione o ristrutturazione deve adeguarsi all’ambiente, in una sorta di mimetizzazione, i suoi musei non hanno mai un aspetto monumentale, solenne, ma si basano sulle trasparenze con strutture leggere ad alta tecnologia, avvalendosi di uno studio accurato delle modalità d’illuminazione in modo da esaltare e valorizzare le opere d’arte esposte senza soverchiarle.

Menil Collection – Houston – ©L’immagine può essere soggetta a copyright

“Questo museo è un regalo ai nostri figli e alle generazioni future. Uno strumento attraverso cui la prossima generazione potrà dare alla Terra tutto l’aiuto di cui ha bisogno.”  Renzo Piano

E’ in questo modo che Renzo Piano dedica la ristrutturazione della California Academy of Sciences a San Francisco (2000-2008). Un luogo di lavoro ecologico, polifunzionale, contenente una collezione di 18 milioni di specie botaniche.

Per attenuare l’impatto ambientale crea una vetrata continua con la struttura protetta da un portico con 55.000 cellule fotovoltaiche per avere una totale autonomia.

La parte superiore è costituita da una calotta di vetro ricoperta da uno sottile strato di erba mentre l’illuminazione zenitale interna viene filtrata tramite vari oblò. Costruito con tecniche antisismiche c’è al suo interno anche un acquario.

Lo stesso schema è applicato a Oslo, con il Museo di Arte Moderna Astrup Fearnley.

Inaugurato nel 2012 ritroviamo lo stesso sistema a falde inclinate con inclinazione diversa a forma trapezoidale, due edifici destinati a mostre temporanee e a collezioni permanenti, uniti tra loro da passerelle.

Una torre sottile alta 90 mt. domina la città, la copertura appoggia sull’acqua come fosse una vela, smaterializzando tutto l’intervento.

Un’impostazione simile viene realizzata a Trento, nel 2013, con il MUSE – Nuovo Museo delle Scienze per la riqualificazione e il recupero dell’area dismessa della Michelin, integrando ad essa il palazzo storico Albere.

Con le grandi tettoie a sbalzo il museo è concepito come un grande sistema a falde inclinate a diverse inclinazioni a imitazione  del paesaggio montano nel quale lo stesso museo è inserito in  un gioco di volumi gradevoli.

Non meno importante è l’attenzione di Renzo Piano per la musica, anche in questo caso è la musica ad essere protagonista e non l’edificio.

“Mi appassionava l’uso dello spazio totale e insieme il grande progetto mai realizzato del teatro di Mejerchol’d, il progetto di Gropius per il teatro di Piscator entro i quali pubblico, scena, azione, spazi, invenzioni tecniche e testi sarebbero stati continuamente mobili, mai statici o frontali come la pratica tradizionale.” Luigi Nono

E’ con questo spirito che il grande compositore Luigi Nono affida ad un giovane Renzo Piano, nel 1983-1984 , il progetto per la sua opera Prometeo: uno spazio musicale entro il quale si devono muovere gli orchestrali avvolgendo il pubblico. L’ascolto come tema: abitare la musica e accordare lo spazio. Questa era la sfida, antesignana per l’epoca.

Renzo Piano concepisce il Prometeo Musical Space a Venezia  progettando un contenitore, una sorta di cassa armonica, all’interno del quale i musicisti, i coristi e i direttori d’orchestra  si muovono liberamente lungo passerelle dislocate sui lati mentre il centro della scena è riservato al pubblico. Il suono avvolge totalmente l’ascoltatore rendendolo parte  integrante dell’opera.

“Nel momento in cui ti metti in testa un progetto come questo, non sei più l’architetto, sei la città di Roma, sei i musicisti. E’ un compito estremamente complesso, devi realizzare qualcosa che sia nello stesso tempo urbanizzazione, ma anche un’opera che attrezza la città, la feconda, un luogo dove far musica di frontiera, non musica di élite o magari di un certo stile, ma tutta la musica affinché si contamini gioiosamente.”  Renzo Piano

Tra il 1995 e il 2002 Renzo Piano progetta l’Auditorium Parco della Musica a Roma, un centro polifunzionale ideato, per motivi acustici,  con la  forma di tre gusci di diverse dimensioni e un anfiteatro centrale.

Immerso nel verde grazie alla collaborazione con  l’architetto-paesaggista Zagari che ha quasi azzerato l’impatto urbano. Al loro interno si trova la sede dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, un Teatro Studio, sale da concerto e sale  dove vengono ospitati vari festival ed eventi musicali.

Renzo Piano, per questo progetto ha studiato la resa acustica con i compositori Berio e Boulez insieme all’Accademia Santa Cecilia.

Sarebbe impossibile citare tutte le opere di Renzo Piano, il cui denominatore comune rimane sempre la massima attenzione per l’ambiente e il grande rispetto per l’uomo.

Tra le tante opere troviamo la ristrutturazione, tramite il recupero dell’area occupata inizialmente da corpi di fabbrica,  della sede del giornale Il Sole 24 Ore a Milano (2005); il risanamento conservativo dei Sassi di Matera (1986); lo stadio San Nicola di Bari (1990); il quartiere 64, rue de Meaux a Parigi (1991); il Valletta City Gate a Malta (1998); il Centro Culturale Jean-Marie Tjibaou in Nuova Caledonia (1998); l’Auditorium del Lingotto a Torino (2002); La Cité Internationale di Lione (2006); il Whitney Museum a New York  (2007); la sede del New York Time a New York (2007); il complesso Central Saint Giles a Londra (2010);  il monastero delle Clarisse a Ronchamp (2011); Il nuovo Palazzo di Giustizia di Parigi (2018) e ultimo, ma solo in ordine di tempo, è il 565 Broome SoHo a New York (2018) dalle stupende vetrate arrotondate e totalmente ecosostenibile.

Ma ciò che colpisce maggiormente di Renzo Piano è la sua grande umanità, la sua genialità unita ad una profonda umiltà. Un archistar in controtendenza, i suoi tanti lavori rivelano le sue innumerevoli sfaccettature, quelle di un uomo contemporaneo, legato alla sua terra ma anche cittadino del mondo.

©Giusy Baffi 2020 (Pubblicato su ArteVitae.it il 17 settembre 2018 e 1 ottobre 2018)

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